giovedì 20 giugno 2024

TUTTA SCRITTURA ISPIRATA DA DIO

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TUTTA SCRITTURA
ISPIRATA DA DIO

2 Timoteo 3:16-17
NR2006 2 Timoteo 3:16-17 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Nuova Riveduta:
2Timoteo 3:16-17
16 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 17 perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Nuova Diodati:
2Timoteo 3:16-17
16 Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, 17 affinché l'uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera
C.E.I.:
2Timoteo 3:16-17
Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Riveduta 2020:
2Timoteo 3:16-17
16 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 17 affinché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona

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La Parola è Vita:
2Timoteo 3:16-17
16 Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è stato ispirato da Dio e serve ad insegnarci la verità, ci convince, ci corregge e ci aiuta a fare ciò che è giusto. 17 In questo modo il credente viene perfezionato e preparato a fare opere buone.
La Parola è Vita
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Riveduta:
2Timoteo 3:16-17
16 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 17 affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.
Ricciotti:
2Timoteo 3:16-17
16 Tutta la Scrittura è divinamente ispirata, e utile ad insegnare, a redarguire, a correggere, a educare alla giustizia 17 affinchè l'uomo di Dio sia perfetto e reso adatto a qualsiasi opera buona.
Tintori:
2Timoteo 3:16-17
16 Ogni scrittura, divinamente ispirata, è utile a insegnare, a redarguire, a correggere, a educare alla giustizia, 17 a far sì che l'uomo di Dio sia perfetto e pronto ad ogni opera buona.
Martini:
2Timoteo 3:16-17
16 Tutta la scrittura divinamente ispirata è utile ad insegnare, ad redarguire, a correggere, a formare alla giustizia: 17 Affinchè perfetto sia l'uomo di Dio, disposto ad ogni opera buona.
Diodati:
2Timoteo 3:16-17
16 Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia; 17 acciocchè l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni buona opera
2 Timoteo 3:16-17



Riassunto
2 timoteo 3 16 17 commenti
L'apostolo Paolo scrisse in che modo le Scritture benedicono la nostra vita. 16 Ogni scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 17 affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.
2 Timoteo 3:16–17
TESTO Commento su Seconda Timoteo 3,16-17
8 giu 2012 — Sì, fa tutto questo contemporaneamente. Un'altra cosa è necessaria: il cuore deve essere aperto alla fede. Bisogna leggere con gli occhi del ...
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15 lug 2015 — Mosè ed i profeti non pronunziarono a caso le cose che noi abbiamo ricevuto dalla loro propria mano, ma parlando per inspirazione di Dio, essi ...
2 Timoteo 3:16 - Cerca — BIBLIOTECA ONLINE
La fede spinge gli uomini ad agire come suoi attivi testimoni, che accettano e insegnano l'intera Bibbia come “ispirata da Dio” e vitale per tutti coloro che ...
2 Timoteo 3,10-16 con il commento di Laura Genestreti - Preg.audio
Quali cose mi accaddero ad Antiòchia, a Icònio e a Listra! Quali persecuzioni ho sofferto! Ma da tutte mi ha liberato il Signore! E tutti quelli che vogliono ...
TESTO Commento Seconda Timoteo, 3,14-4,2
20 ott 2013 — 16 Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia,
Cosa dice Timoteo nella Bibbia?
2 Timoteo 3 – Tempi Difficili e Verità Preziosa
Cionondimeno, quelle stesse parole congiunte alla fede rendono savi a salvezza. 3. (16-17) Timoteo deve perseverare con fiducia nelle Sacre Scritture. Tutta la ...
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2Timoteo 3
Dio deve essere amato sopra ogni cosa; ma una mente carnale, piena di inimicizia nei suoi confronti, preferisce qualsiasi cosa a lui, soprattutto il piacere ...
Seconda lettera a Timoteo 3:16-17 NR94
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben ...
2 Timoteo 3:16, 17 fornisce la risposta: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per ...

Commenti su 2 Timoteo 3:16-17

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La Bibbia: la Parola di Dio
“L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la Parola del nostro Dio sussiste in eterno” (Matteo 24:35; Isaia 40:8).

Solo attraverso la Sua Parola possiamo conoscere il nostro Creatore, la formazione del mondo che abitiamo, come è iniziata la vita, l’origine ed i progenitori della nostra razza, del perché Dio ci ha creati e di ciò che accadrà nel futuro.
Al di fuori dell’insegnamento divino, non ci resta altro che l’immaginazione, il dubbio e le congetture.
Dio come un padre pieno d’amore ci ha lasciato tutte le informazioni di cui avevamo bisogno per conoscere Lui e il Suo meraviglioso piano per noi.
Senza il “libro di Dio” saremmo privati della verità, e quindi delle consolazioni, della vita abbondante, delle speranze e delle meravigliose prospettive che esso riporta.

1.Cos'è la Bibbia
La Bibbia è stata scritta da almeno 44 autori ispirati, nel corso di un periodo che si estende per circa 1600 anni. Abbiamo così un libro composto da 66 scritti, diviso in due testamenti: l’Antico con 39 libri e il Nuovo con 27 libri. L’Antico Testamento abbraccia un’epoca che va dalla creazione del mondo fino al ritorno degli ebrei dall’esilio babilonese. I libri del Nuovo Testamento fanno riferimento ad un periodo che va dalla nascita di Gesù alla fine del primo secolo.
L’Antico Testamento è composto da 39 libri. Esso è diviso in 5 parti:
Il Pentateuco che comprende: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio; I libri Storici che sono: Giosuè, Giudici, Ruth, 1 e 2 Samuele, l e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Nehemia ed Ester; I libri poetici: Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste e Cantico dei Cantici; I libri profetici, divisi in Maggiori e Minori. Profeti maggiori: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele; Profeti minori: Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Habacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia.
Il Nuovo Testamento è composto da 27 libri: Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti, Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei, Giacomo, 1 e 2 Pietro, 1,2,3 Giovanni, Giuda e Apocalisse.

2. La Bibbia è un libro ispirato
La Bibbia attesta che tutte le sue informazioni vengono da Dio. “Lo spirito dell’Eterno ha parlato per mezzo mio, e la sua parola è stata sulle mie labbra” (2 Samuele 23:2); “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio” (2 Timoteo 3:16).
Le verità della Parola di Dio certamente non avrebbero potuto essere scoperte dalla ragione umana. Quindi Dio ispirò i Suoi servitori a registrarne il contenuto. L’apostolo Paolo scriveva: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”, letteralmente: “è alitata da Dio”. L’apostolo Pietro aggiunge: “Poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (2 Pietro 1:21).
Gli scrittori della Bibbia furono guidati perfino nell’impiego delle parole che dovevano usare e i testi furono preservati dall’errore e da ogni omissione: “...e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito” (1 Corinzi 2:13).
Essa è la rivelazione di Dio all’uomo, pertanto è necessario che ci atteniamo solo ed unicamente ai suoi insegnamenti ricordandoci che ogni altro insegnamento contrario la Scrittura è da escludersi.

3. La Bibbia è verità
Quanto è prezioso esaminarla e scoprire in essa la verità (Salmo 119:160).
Gesù disse: “la Tua Parola è verità”. La sua veridicità è provata dai riscontri storici, dalle scoperte archeologiche, dalle accurate profezie.
La Bibbia tratta certi problemi scientifici con una semplicità di linguaggio sbalorditiva: pur rimanendo esatta nelle sue dichiarazioni, il suo scopo non è quello di rivelarci i segreti dell’astronomia, della geologia o della fisica nucleare, ma Essa dice la verità poiché il suo Autore è il Creatore.
La Bibbia non teme le scoperte scientifiche, perché quest’ultime la confermano. La rivelazione divina è ricevuta per fede e non ha bisogno d’esser provata scientificamente: la migliore dimostrazione della sua autenticità èfornita dalla verità e dalla potenza di vita del suo messaggio (2 Corinzi 3:2,3).
Ma gli storici che studiano la Bibbia rimangono spesso stupiti per la sua accuratezza. La Bibbia mostra Dio operante nella storia.
Essa è cosi accurata nei dettagli sui fatti e sulla storia che è uno dei pochi libri antichi sui quali si possa fare assoluto affidamento. Essa contiene nomi e particolari specifici che possono essere confermati. L’archeologia fornisce un’apprezzabile conferma a numerose narrazioni bibliche. Anche gli oggetti più piccoli che gli scienziati riescono a scoprire confermano i fatti e 1’ambiente descritto dalla Bibbia.
Gli archeologi non si affannano certo per cercare quel che possa confermare la Bibbia, ma, quello che essi trovano, verifica la storia biblica in modo meraviglioso.

La Bibbia è un monumento letterario, un documento storico; è il codice civile dei popoli ed anche una raccolta di profezie che gli avvenimenti s’incaricano di interpretare. L’esempio più convincente è quello d’Israele e del suo ritorno in patria dopo 20 secoli di dispersione, come era stato predetto in diversi passi dell’Antico e del Nuovo Testamento (Isaia 43:5-7; 49:17-21; 60:4,9,10; Zaccaria 10:10; Geremia 3:18; 37:7; 50:4; Ezechiele 37:22).
Ecco alcune delle principali profezie della Bibbia che riguardano la venuta del Figlio di Dio sulla terra, predette centinaia d’anni in anticipo:

a. la Sua nascita a Betleem da una vergine (Michea 5:1; Matteo 2:3-9; 1:22,23)
b. il tradimento per 30 pezzi d’argento (Zaccaria 11:12,13; Matteo 27:3-5)
c. che sarebbe stato annoverato con i peccatori (Isaia 53:12)
d. che nessun osso del suo corpo sarebbe stato rotto (Salmo 34:20; Giovanni 19:36)
e. che i suoi abiti sarebbero stati divisi a sorte (Salmo 22:17,18)

La Bibbia riporta tantissime altre profezie che si sono adempiute nel tempo. Essa predice anche il ritorno di Gesù Cristo dai cieli (Atti 1:11), il rapimento della Chiesa (1 Tessalonicesi 4:13-17) e la realtà di “nuovi cieli e nuova terra” (2 Pietro 3:7-13). Possiamo credere a queste profezie che non si sono ancora adempiute? Dio è “il fedele”, non possiamo minimamente dubitare di lui (Tito 1:1,2). La sua Parola è degna di fiducia!

4. La Bibbia deve essere studiata
La lettura della Bibbia ci conforta, ci dona pace, serenità, ci istruisce, ci comunica quali sono le benedizioni che il Signore ha in serbo per tutti coloro che credono. Per questo la necessità dello studio della Parola di Dio non sarà mai sottolineata abbastanza.
Senza di esso, non possiamo sapere chi veramente siamo in Cristo. Scriveva San Girolamo, “padre” della Chiesa, che l’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo. Dalla Parola di Dio, apprendiamo Cristo, conosciamo Cristo, comprendiamo chi è, perché si è fatto uomo, perché abbiamo bisogno di Lui nella nostra vita”: “a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:12,13).
Lo studio della Parola è necessario alla vita e alla maturità spirituali del credente (Luca 4:4; 1 Pietro 2:2). Il credente viene così equipaggiato per condurre una vita santa e per il suo servizio al Signore.
Lo studio della Parola è una fonte inesauribile di guida nel nostro cammino cristiano, per vivere in piena consapevolezza la nostra fede, nell’obbedienza della Parola di Dio e in comunione con Dio e con gli altri credenti: (Salmo 119:105; 2 Timoteo 3:16,17).
La Parola di Dio è verità (Giovanni 17:17), è un’arma potente nella testimonianza e nella lotta contro il male (Efesini 6:17; Ebrei 4:12). Essa è la materia prima della testimonianza cristiana (Luca 8:11), riflette nel nostro interiore l’amore di Dio (1 Giovanni 2: 3-5).
Dio stesso ha esaltato la Sua Parola (Salmo 138:2). Dandogli il primo posto nella nostra esistenza sperimenteremo appieno la vita di Dio e le Sue benedizioni.
La Parola di Dio è piena della Sua vita e della Sua potenza, quando la meditiamo e la seminiamo nei nostri cuori, la fede diventerà attiva ed operante in misura crescente, la nostra vita sarà permeata dalla potenza di Dio.
Dio disse a Giosuè: “Questo Libro della Legge non si diparta giammai dalla tua bocca; anzi medita in esso giorno e notte; acciocchè tu prenda guardia di far secondo tutto ciò che in esso è scritto; perciocchè allora renderai felici le tue vie, e allora prospererai” (1:8). La parola meditare significa riflettere, ponderare, vagliare, vuol dire, in effetti, ripetere a noi stessi, continuamente, la Parola di Dio. La meditazione aprirà il nostro spirito alla Parola e sarà allora che lo Spirito Santo ci rivelerà le cose di Dio (1 Corinzi 2:11,12). Se meditiamo la Parola permettendogli di abitare in noi abbondantemente (Colossesi 3:16), lo Spirito ci rivelerà cose che occhio non vide e che orecchio non udì (1 Corinzi 2:9).

5. Dobbiamo ubbidire alla Bibbia
Attraverso la Bibbia, l’espressione scritta del pensiero divino è giunto a noi, no per parteciparci delle informazioni di carattere nozionistico. La Bibbia, quindi, diventa il libro della comunione e della conoscenza di Dio, per chi ne riceve il messaggio con fede, sottomettendosi alla volontà del Signore.
Dio incitò Israele a perseverare nella fede e nell’ubbidienza, l’unico modo per continuare ad avanzare con successo nella Terra Promessa (Deuteronomio 4:1-9). La fede e l’ubbidienza sono indispensabili per avere un vero e profondo rapporto con Dio.
Poco tempo prima di morire, Mosè ricordò le grandi opere di Dio in favore del popolo. Nelle sue ultime parole, egli pose l’accento sulla necessità dell’ubbidienza (v.1). Il Signore riserva un gran valore all’ubbidienza. Quando Saul offerse sacrifici che Dio non gli aveva richiesto, gli fu detto che “l’ubbidienza val più del sacrificio” (1 Samuele 15:22).
Il Signore si compiace di quell’ubbidienza che Gli è offerta volonterosamente (Salmo 18:44; Isaia 1: 19) e con cuore sincero (Deuteronomio 11:13; Romani 6:17). Essa deve essere incondizionata, integra (Deuteronomio 28:14), continua, sia quando gli altri ci osservano, sia quando nessuno ci considera (Filippesi 2:12).
Una vita condotta nell’ubbidienza alla Parola di Dio significa espressione di un profondo rapporto con Lui. Soltanto chi è stato vicino al Signore con fedeltà e devozione ha ubbidito alla Sua Parola. Gesù desidera che il nostro rapporto con Lui sia tanto stretto da seguirlo fedelmente, ubbidendo ai Suoi comandamenti (Giovanni 14:15,23).
L’ubbidienza che Dio richiede da noi deve essere scrupolosa. Il Signore diede al Suo popolo leggi (compiti, ordinamenti, limiti) e prescrizioni (le norme di ciò che è conveniente e giusto). Essi non dovevano aggiungere, né togliere nulla ad esse, in quanto erano l’ispirata Parola di Dio. Soltanto Dio è degno di questa ubbidienza. I credenti riconoscono Gesù come Dio e sono pronti a chiamarlo Signore e a considerarsi Suoi servitori.
E’ indispensabile ubbidire alla Parola di Dio per avere vita!

6. La Bibbia deve essere vissuta praticamente
“....le cose rivelate sono per noi e per i nostri figlioli, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge” (Deuteronomio 29:28).
E’ necessario che noi pratichiamo i consigli della Parola di Dio. Mettere in pratica la Parola significa vivere alla dipendenze della Parola. La Parola non deve essere per noi un semplice fatto concettuale bensì azione pratica, non deve essere epidermico studio mentale bensì Parola vivente nella nostra vita. “Fa del bene al tuo servitore perché io viva ed osservi la tua Parola” (Salmo 119:17); “Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi...” (Giacomo 1:22); “Perciò chiunque ode queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo avveduto che ha edificato la sua casa sopra la roccia”  (Matteo 7:24).
“Se sapete queste cose, siete beati se le fate” (Giovanni 13:17).
Ricordiamo che la Parola di Dio è stata scritta per il nostro ammaestramento (Romani 15:4; 2 Timoteo 3:15), pertanto è buono rivolgersi sempre ed unicamente ad Essa (Atti 17:11).
“La Tua Parola è una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:105).

7. I benefici dell'osservare la Parola di Dio
“Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:14-17).
“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:12,13).
“La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, sussiste per sempre; i giudizi del Signore sono verità, tutti quanti sono giusti, sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo; sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; v’è gran ricompensa a osservarli” (Salmo 19:7-11).
- La Parola convince di peccato
Nel sermone che Pietro predicò nel giorno di Pentecoste leggiamo che le persone “furono compunti nel cuore” (Atti 2:37). Non li convinse la manifestazione esteriore, pure importante, del battesimo nello Spirito Santo, ma l’esposizione dinamica della Parola di Dio “Udite queste cose… furono compunti” (Atti 2:37). Essere convinti di peccato, ci da la possibilità di ravvederci e ottenere salvezza! “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitú è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati” (Isaia 40:2).
- La Parola rigenera
La Parola di Dio è vivente “perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:23), produce vita “E lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita” (Giovanni 6:63), sviluppa vita “Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza, come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate” (1 Pietro 2:1,2). La Parola vivente permette il cambiamento, la trasformazione della nostra vita.
Quando Gesù parlò a Nicodemo della “nuova nascita” necessaria per la salvezza, come la nascita di acqua e di Spirito (Giovanni 3:3-5), si riferì proprio all’acqua della Parola di Dio: “Per santificarla dopo averla purificata con l’acqua della Parola” (Efesini 5:26).
Per mezzo dell'opera della Parola, possiamo nascere "d'acqua e di Spirito..." ed "entrare nel regno di Dio" (Giovanni 3:5).
“È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio” (Giovanni 1:11-13).
“Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la Parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18).
- La Parola purifica
La Parola di Dio ha la potenza non soltanto di togliere le impurità dal cuore al momento in cui nasciamo di nuovo, ma anche di purificare continuamente la nostra vita: “Per santificarla dopo averla purificata con l’acqua della Parola” (Efesini 5:26).
Purtroppo, sebbene rigenerati viviamo in un mondo di peccato, per cui siamo continuamente soggetti a “sporcarci”, e questo richiede una continua purificazione: “Gesú gli disse: Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi” (Giovanni 13:10). Il quotidiano, prolungato e meticoloso lavacro della Parola di Dio è l’unico modo per mantenere la propria vita pulita e la comunione con Dio (Giovanni 13:8).
- La Parola è il nutrimento dell'anima
Non possiamo sopravvivere spiritualmente in questo mondo se non ci nutriamo quotidianamente della Parola. La lettura non deve essere un esercizio meccanico, ma dobbiamo andare in fondo ricercando la verità della Parola. Dobbiamo comprendere ciò che leggiamo, il nostro spirito deve essere profondamente toccato. Dio ha qualcosa da dirci quando leggiamo la Parola e lo Spirito Santo ci illuminerà. “Io ho risposto la Tua Parola nel mio cuore per non peccare contro di te... sostienimi secondo la Tua parola, ond’io viva, e non rendermi confuso nella mia speranza” (Salmo 119:11,116); “Perché la Parola di Dio è vivente ed efficace, è più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito... e giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12).
“...appetite il puro latte spirituale, onde per esso cresciate per la salvezza” (1 Pietro 2:2).
- La Parola produce la fede
La fede è l’effetto di una causa ben precisa, e questa causa è la Parola di Dio. Il carceriere di Filippi chiese: “Signori che debbo fare per essere salvato?” e Paolo rispose: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia” (Atti 16:30). A questo punto Paolo e Sila potevano ritenersi soddisfatti, ma essi non si fermarono a queste parole, seppur belle, ma “annunziarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua” (v.32). Non dissero al carceriere semplicemente di credere in Gesù e poi lo lasciarono brancolare nel buio senza dargli qualcosa su cui poggiare la fede, ma gli diedero ciò che serve per avere fede: la Parola. “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla Parola di Cristo” (Romani 10:17).
- La Parola edifica
La Parola ci offre il materiale necessario per edificare il nostro carattere (2 Pietro 1:5-7). “Come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza” (1 Pietro 2:2). L’unico cibo spirituale che contenga tutti gli ingredienti necessari per una crescita sana ed equilibrata è la Parola di Dio. Il cristiano che non si nutre frequentemente, regolarmente ed abbondantemente della Parola di Dio, non cresce bene.
“E ora, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati” (Atti 20:32).
- La Parola rende saggi
“La rivelazione delle tue parole illumina; rende intelligenti i semplici” (Salmo 119:130). Vi è più sapienza nella Bibbia che in qualsiasi altra letteratura, di qualsiasi epoca. Chi studia la Bibbia, anche se non studia altri libri, conoscerà di più della vera sapienza, quella che ha valore per l’eternità. A che serve conoscere lo scibile umano, se poi si trascura il “Libro dei libri?”
- La Parola ci guida
“Abbiamo pure la parola profetica, più ferma, alla quale fate bene di prestare attenzione, come ad una lampada splendente in luogo oscuro...” (2 Pietro 1:19). La Parola è indispensabile nel nostro cammino cristiano, in un mondo di tenebre (Salmo 119:105). Cristo è venuto per illuminare la nostra vita! Gesù, “luce del mondo”, dice: “Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.
La Parola è, prima di tutto, una luce che ci serve per il nostro vivere quotidiano. Non viviamo più al buio se permettiamo alla Parola di far chiarezza sulle nostre scelte di ogni giorno. Essa ci permette di fare i nostri passi, le nostre scelte e di giudicare le proprie decisioni in piena sicurezza!
Come potranno le nostre scelte farci camminare in santità, in giustizia, in verità, in fedeltà, in onestà, se non conosciamo cos’è la santità, la giustizia, la verità, la fedeltà e l’onestà che Dio richiede da noi? “Come potrà il giovane rendere pura la sua via? Badando ad essa mediante la tua Parola” (v.9). Non c’è altro modo per non inciampare, urtare, cadere nel buio!
La Parola ci fa vedere qual è il nostro percorso, dove la nostra vita è diretta, espande la nostra visuale affinché ci rendiamo conto quale sentiero seguire. La Parola ci permette di gustare la nostra nuova vita in Cristo: ci mostra il nostro traguardo finale, la nostra destinazione: “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore” (Filippesi 3:20).
- La Parola dà certezza della salvezza
“Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24). I credenti possono sapere che sono salvati, poiché Iddio ha mostrato mediante la Sua Parola, che chiunque crede può essere certo e consapevole di questo. Questa consapevolezza non è fondata sulle incertezza dei sentimenti o delle esperienze, ma sulla testimonianza della Parola. Il senso di felicità che l’uomo salvato prova non è il fondamento della salvezza, ma un risultato della salvezza. Si è felici perché si è salvati, non salvati perché si è felici. Le circostanze possono cambiare, gli stati d’animo anche, ma la Parola di Dio non cambia mai.
“Io v’ho scritto queste cose affinché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del figliolo di Dio” (1 Giovanni 5:13).

Conclusione
La parola è potente ed efficace, facciamola cadere in un buon terreno “E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la Parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza”.
Esclamiamo col salmista “Ho conservato la tua Parola nel mio cuore per non peccare contro di te [... ] La tua Parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:11,105).
Viviamo in comunione con Dio attraverso la Sua Parola. Questo illuminerà di gioia la nostra vita che spesso trascorre fra molte afflizioni: “Gioisco seguendo i tuoi precetti, come se possedessi tutte le ricchezze. Mediterò sui tuoi comandamenti e considererò i tuoi sentieri. Mi diletterò nei tuoi statuti e non dimenticherò la tua Parola” (Salmo 119:14-16).
La Parola di Dio, come abbiamo visto, continuerà ad apportare rinnovamento e trasformazione totale in ognuno di noi.
Quant’è fondamentale essere radicati nella Parola “Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesú che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” (2 Timoteo 4:1,2).

Vogliamo far conoscere chi siamo e cosa professiamo, per aiutare chiunque lo desidera ad approfondire la conoscenza della Bibbia, la Parola di Dio, attraverso meditazioni, studi biblici, vari articoli cristiani e le testimonianze personali di credenti che hanno sperimentato l'opera della salvezza in Cristo Gesù il Signore.
Tutto questo, ha il solo scopo di spingere alla ricerca e alla conoscenza personale del Signore Gesù Cristo, realizzando l'opera Sua nella propria vita.

Chiesa evangelica di Padova

1. Delle Sacre Scritture
1. La Sacra Scrittura è la regola unica e sufficiente, certa ed infallibile di ogni conoscenza, fede ed obbedienza salvifiche (2Ti 3,15-17; Is 8,20; Lu 16,29-31; Ge 2,20). Sebbene la luce della natura e le opere della creazione e della provvidenza manifestino la bontà, la sapienza e la potenza di Dio al punto che l'uomo è inescusabile, esse non sono sufficienti a fornire quella conoscenza di Dio e della sua volontà che è necessaria alla salvezza (Ro 1,19-21; Ro 2,14-15; Sl 19,1-3). In vari tempi ed in molte maniere Dio ha voluto quindi rivelarsi e dichiarare la sua volontà alla sua chiesa (Eb 1,1). In seguito, per preservare e propagare meglio la verità e per stabilire ed incoraggiare la chiesa proteggendola dalla corruzione della carne, dalla malizia di Satana e dal mondo, il Signore ha voluto che la sua verità rivelata venisse messa interamente per iscritto. Poiché oggi Dio ha abbandonato i modi da Lui usati precedentemente, per rivelare la sua volontà al suo popolo, le Sacre Scritture sono assolutamente necessarie (Pr 22,19-21; Ro 15,4; 2P 1,19-20).

2. Sotto il titolo di Sacra Scrittura (o Parola di Dio scritta) sono contenuti tutti i seguenti libri dell'Antico e del Nuovo Testamento: Antico Testamento: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Ruth, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Nehemia, Ester, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Habacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.Nuovo Testamento: Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti, Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei, Giacomo, 1 e 2 Pietro, 1, 2 e 3 Giovanni, Giuda, Apocalisse. Tutti questi libri sono stati ispirati da Dio perché costituissero regola di fede e di condotta (2Ti 3,16).

3. I libri comunemente chiamati "apocrifi", non essendo divinamente ispirati, non fanno parte del canone della Scrittura, non hanno alcuna autorità per la chiesa di Dio e non devono essere considerati o utilizzati in modo diverso da quanto avviene per altri scritti umani (Lu 24,27; Lu 24,44; Ro 3,2).

4. L'autorità della Sacra Scrittura per la quale dobbiamo crederla, non dipende dalla testimonianza di qualche uomo o di qualche chiesa, ma interamente da Dio, il suo Autore (che è la Verità stessa). Essa deve venire ricevuta per il fatto di essere la Parola di Dio (2P 1,19-21; 2Ti 3,16; 2Te 2,13; 1Gv 5,9).

5. La testimonianza della chiesa può suscitare in noi riverenza ed alta considerazione per le Sacre Scritture. Tuttavia la natura stessa delle Scritture prova sufficientemente che esse sono Parola di Dio. La sublimità del contenuto, l'efficacia della dottrina, la maestà dello stile, l'armonia di tutte le parti, il loro scopo comune di dare tutta la gloria a Dio, la piena rivelazione dell'unica via per la salvezza dell'uomo, accanto a molti altri pregi incomparabili e perfezioni assolute confermano indiscutibilmente questa convinzione. Nonostante ciò, la nostra piena persuasione e sicurezza sulla verità infallibile della Scrittura e della sua autorità divina viene dall'opera interiore dello Spirito Santo che testimonia per mezzo della Parola ed insieme alla Parola nel nostro cuore (Gv 16,13,14; 1Co 2,10-12; 1Gv 2,20,27).

6. Tutto il consiglio di Dio relativo alla sua gloria, alla salvezza, alla fede e alla vita dell'uomo, è esplicitamente descritto, oppure necessariamente contenuto nella Sacra Scrittura. In nessun tempo, né in base ad una nuova rivelazione dello Spirito, né alle tradizioni degli uomini, deve esservi aggiunto alcunché (2Ti 3,15-17; Ga 1,8,9). Ciò nonostante riconosciamo la necessità di una illuminazione interiore dello Spirito di Dio per una comprensione salvifica delle realtà rivelate nella Parola (Gv 6,45; 1Co 2,9-12). Ci sono alcune condizioni riguardanti l'adorazione di Dio ed il governo della chiesa che sono comuni a tutte le società e attività umane e che devono essere ordinate alla luce della natura e dalla prudenza cristiana secondo le regole generali della Parola che si devono sempre osservare (1Co 11,13-14; 1Co 14,26,40).

7. Non tutto il contenuto della Scrittura è in sè di uguale chiarezza, né tale appare a tutti (2P 3,16). Tuttavia, le cose essenziali che si devono conoscere, credere e osservare per essere salvati sono presentate e rivelate così chiaramente in alcune parti della Scrittura che non solo l'uomo istruito, ma anche quello incolto può giungere ad una comprensione sufficiente con l'ausilio dei mezzi comuni (Sl 19,7; Sl 119,130).

8. L'Antico Testamento scritto in ebraico (che era la lingua madre del popolo di Dio nell'antichità) (Ro 3,2) ed il Nuovo Testamento scritto in greco (che era la lingua più diffusa fra le nazioni al momento della sua stesura) furono direttamente ispirati da Dio e conservati puri attraverso i secoli dalla sua singolare cura e dalla sua provvidenza. Sono perciò attendibili e la chiesa deve considerarli normativi in tutte le controversie dottrinali (Is 8,20). Poiché non tutto il popolo di Dio conosce le lingue originarie, pur avendo il diritto di disporre delle Scritture e di interessarsi ad esse ed il dovere di leggerle (At 15,15) e di investigarle (Gv 5,39) nel timore di Dio, le Scritture devono essere tradotte nella lingua di ogni nazione (1Co 14,6; 1Co 14,9; 1Co 14,11-12; 1Co 14,24; 1Co 14,29), affinché la Parola di Dio, abitando doviziosamente in tutti, possa indurre ad adorare Dio in modo accettevole e affinché la pazienza e la consolazione delle Scritture permettano di ritenere la speranza (Cl 3,16).

9. La regola infallibile per l'interpretazione della Scrittura è la Scrittura stessa. Perciò, quando si presenta un problema riguardo al significato vero e completo di un brano della Scrittura (la quale è un'unità e non una pluralità di scritti indipendenti l'uno dall'altro) tale brano deve essere esaminato alla luce di altri più chiari (2P 1,20,21; At 15,15,16).

10. La Scrittura trasmessaci dallo Spirito Santo costituisce l'unico e supremo arbitro per la soluzione di tutte le controversie in campo religioso e per l'esame dei decreti di tutti i concili, delle opinioni di scrittori antichi, delle dottrine umane e delle opinioni personali. Il verdetto della Scrittura deve essere sufficiente per noi, poiché la nostra fede è basata sulla suprema istanza della Scrittura trasmessaci dallo Spirito (Mt 22,29-32; Ef 2,20; At 28,23).
Chiesa evangelica Padova
via Pietro Martire Vermigli, 13, 35132, Padova (PD)
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La nuova nascita

LA NUOVA NASCITA
( Giovanni 3:1/14)


 Gesù e Nicodemo: la nuova nascita
Nuova Riveduta
Giovanni 3:1/14
(Mt 18:3; Ga 6:15; 2Co 5:17)(Gv 1:12-13; 1P 1:3, 23) Ez 36:25-27
Gv 3:1  C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. 2  Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi segni miracolosi che tu fai, se Dio non è con lui». 3  Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». 4  Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 5  Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6  Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. 7  Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". 8  Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9  Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avvenire queste cose?» 10  Gesù gli rispose: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? 11  In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. 12  Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? 13  Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo.

Giovanni 3:1/14
Deodati 1649
1. Or v’era un uomo, d’infra i Farisei, il cui nome era Nicodemo, rettor de’ Giudei.
2. Costui venne a Gesù di notte, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; poichè niuno può fare i segni che tu fai, se Iddio non è con lui.
3. Gesù rispose, e gli disse: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
4. Nicodemo gli disse: Come può un uomo, essendo vecchio, nascere? può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre, e nascere?
5. Gesù rispose: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito.
7. Non maravigliarti ch’io ti ho detto che vi convien nascer di nuovo.
8. Il vento soffia ove egli vuole, e tu odi il suo suono, ma non sai onde egli viene, nè ove egli va; così è chiunque è nato dello Spirito.
9. Nicodemo rispose, e gli disse: Come possono farsi queste cose?
10. Gesù rispose, e gli disse: Tu sei il dottore d’Israele, e non sai queste cose?
11. In verità, in verità, io ti dico, che noi parliamo ciò che sappiamo, e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza.
12. Se io vi ho dette le cose terrene, e non credete, come crederete, se io vi dico le cose celesti?
13. Or niuno è salito in cielo, se non colui ch’è disceso dal cielo, cioè il Figliuol dell’uomo, ch’è nel cielo.
14. E come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuol dell’uomo sia innalzato;
(Giovanni, 3)


CEI 2008 - Nuovo Testamento - Vangeli - Giovanni - 3:1-14
1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".
4Gli disse Nicodèmo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".
9Gli replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 

Giovanni 3:1/14
Riveduta 1927
1. Or v’era tra i Farisei un uomo, chiamato Nicodemo, un de’ capi de’ Giudei.
2. Egli venne di notte a Gesù, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui.
3. Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
4. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand’è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?
5. Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6. Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito.
7. Non ti maravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo.
8. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né d’onde viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.
9. Nicodemo replicò e gli disse: Come possono avvenir queste cose?
10. Gesù gli rispose: Tu se’ il dottor d’Israele e non sai queste cose?
11. In verità, in verità io ti dico che noi parliamo di quel che sappiamo, e testimoniamo di quel che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza.
12. Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?
13. E nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo che è nel cielo.
14. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato,
(Giovanni, 3)

Interconfessionale - Nuovo Testamento - Vangeli - Giovanni - 3
Vangelo di Giovanni 3
Gesù e Nicodèmo
1Nel gruppo dei *farisei c’era un tale che si chiamava Nicodèmo. Era uno dei capi ebrei. 2Egli venne a cercare Gesù, di notte, e gli disse:
— Rabbì, sappiamo che sei un *maestro mandato da Dio, perché nessuno può fare i miracoli che fai tu, se Dio non è con lui.
3Gesù gli rispose:
— Credimi, nessuno può vedere il *regno di Dio se non nasce nuovamente.
4Nicodèmo gli disse:
— Com’è possibile che un uomo nasca di nuovo quando è vecchio? Non può certo entrare una seconda volta nel ventre di sua madre e nascere!
5Gesù rispose:
— Io ti assicuro che nessuno può entrare nel regno di Dio se non nasce da acqua e Spirito. 6Dalla carne nasce carne, dallo Spirito nasce Spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere in modo nuovo. 8Il vento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non può dire da dove viene né dove va. Lo stesso accade con chiunque è nato dallo Spirito.
9Nicodèmo disse:
— Com’è possibile?
10Gesù riprese:
— Tu sei maestro in Israele e non capisci queste cose? 11Ebbene, ascolta quello che ti dico:
«Noi parliamo di quello che sappiamo e siamo testimoni di quello che abbiamo visto. Ma voi non accettate la nostra testimonianza! 12Se non crederete quando parlo di queste cose terrene, come mi crederete se vi parlo di cose del cielo? 13Nessuno è mai stato in cielo: soltanto il *Figlio dell’uomo. Egli infatti è venuto dal cielo.
14«Nel deserto Mosè alzò su un palo il serpente di bronzo. Così dovrà essere innalzato anche il *Figlio dell’uomo,
EVANGELO BIBBIA
SENZA BARRIERE
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Giovanni 3:1/14
La Nuova Diodati
3 :1/Or c'era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei.
2 Questi venne a Gesú di notte e gli disse: «Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
3 Gesú gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio».
4 Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?».
5 Gesú rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6 Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito.
7 Non meravigliarti se ti ho detto: "Dovete nascere di nuovo".
8 Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, cosí è per chiunque è nato dallo Spirito».
9 Nicodemo, rispondendo, gli disse: «Come possono accadere queste cose?».
10 Gesú rispose e gli disse: «Tu sei il dottore d'Israele e non sai queste cose?
11 In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza.
12 Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti?
13 Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell'uomo che è nel cielo.
14 E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, cosí bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato,
La Nuova Diodati (LND)
Copyright © 1991 by La Buona Novella s.c.r.


Giovanni 3:1-15
La Bibbia della Gioia
Una visita in segreto
3 Una sera, calato il buio, un Fariseo, capo religioso dei Giudei, di nome Nicodemo, andò a trovare Gesù e gli disse: 2 «Maestro, noi tutti sappiamo che Dio ti ha mandato per farci da maestro, e i tuoi miracoli ne sono una prova». 3 Gesù rispose: «In tutta sincerità, ti dico questo: se tu non nasci di nuovo, non puoi vedere il regno di Dio».
4 «Nascere di nuovo!» esclamò Nicodemo. «Che significa? Come può un uomo, quando è vecchio, rientrare nel grembo di sua madre e rinascere?»
5 Gesù replicò: «Voglio dire questo: se una persona non è nata dallʼacqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio. 6 Gli uomini possono soltanto riprodurre la vita umana, ma lo Spirito Santo dà la nuova vita del cielo. 7 Perciò non essere sorpreso, quando ti dico che devi nascere di nuovo! 8 Proprio come puoi udire il sibilare del vento, senza sapere dove va o da dove viene, così accade a chi è rinato dallo Spirito.»
9 «Che intendi dire?» chiese Nicodemo.
10-11 Gesù rispose: «Tu sei un maestro tenuto in gran considerazione in Israele e non capisci queste cose? Io dico ciò che so e che ho visto, eppure non volete credermi. 12 Se non mi credete neppure quando vi parlo di queste cose che accadono qui, fra gli uomini, come potrete credermi se vi dicessi ciò che accade in cielo? 13 Perché fino ad ora soltanto io, il Messia, sono venuto qui sulla terra e ritornerò in cielo. 14 E come Mosè nel deserto innalzò sopra un palo un serpente di bronzo, allo stesso modo io dovrò essere appeso ad un legno, 15 affinché chiunque crede in me abbia vita eterna.


Giovanni 3:1/14 Commentari

https://www.bibliaplus.org/it/commentaries/20/commento-di-matthew-henry-su-tutta-la-bibbia/giovanni/3/1-21

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https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=22414
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Titolo Brano Autore Data
Voto
Piccolo commentario del Vangelo secondo Giovanni
Giovanni
bibbiaweb
6/5/2005
s.v.
Il rimedio alla cecità spirituale
Giovanni 3:1-8
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Nati da alto
Giovanni 3:1-10
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
Come essere salvato
Giovanni 3:1-11
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Una rinascita a Natale
Giovanni 3:1-21
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Guida ad una riflessione sul Vangelo di Giovanni Capitolo 3
Giovanni 3
Marco deFelice
12/5/2002
s.v.
Iddio ha tanto amato...
Giovanni 3:11-21
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
L’amore più grande
Giovanni 3:12-16
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Il serpente di rame
Giovanni 3:14-16
bibbiaweb
27/3/2022
s.v.
amore
Giovanni 3:16
giorgi
23/1/2010
s.v.
L'amore di Dio
Giovanni 3:16
Marco deFelice
2/2/2012
s.v.
Dio ama ancora oggi il mondo?
Giovanni 3:16
bibbiaweb
27/3/2022
s.v.
...per mettere il mondo di fronte a un giudizio
Giovanni 3:17
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Chi crede non è condannato
Giovanni 3:17-21
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Odiare il male
Giovanni 3:19-20
Marco deFelice
4/1/2008
s.v.
Una verità da tenere presente
Giovanni 3:22-36
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
Non cercare gloria per noi stessi
Giovanni 3:22-36
Marco deFelice
24/2/2023




s.v.
Vedi anche il commentario su Giovanni 3.

https://www.laparola.net/studi/studi.php
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– NICODEMO (Giovanni 3.1-21)
Nicodemo (Giovanni 3.1-21)
“1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». 9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»”.




Prima di affrontare l’episodio è necessaria una premessa su una questione narrativa. Dalla nascita della Sacra Scrittura ai giorni nostri due sono i personaggi importanti, a parte i traduttori, che intervennero su di essa per agevolarne lo studio: Stephen Langton e Robert Estienne. Langton (1150 – 1228), arcivescovo cattolico di Canterbury, suddivise la Bibbia in capitoli. Estienne invece, (1503 – 1559), editore e grammatico francese, protestante, ripartì i capitoli in versetti. Prima di loro tutto era un corpus unico e, a meno di non avere una conoscenza pressoché perfetta del testo di un libro, o rotolo, la ricerca di passi e citazioni era molto ardua.

Immaginando ora di avere tra le mani il libro di Giovanni senza capitoli e versetti, il raccordo tra il “conosceva quello che c’era nell’uomo” di 2.24 e “Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo” è particolare perché il testo originale greco antepone un “Ma”, che alcuni traducono con “Ora”. Si tratta di un particolare da non trascurare perché quel “Ma vi era…” si contrappone fortemente alla massa delle persone a Gesù favorevoli e no. Quel “Ma” rende Nicodemo lontano “parente” di Simeone, quel personaggio particolare che prese in braccio Gesù da bambino che abbiamo incontrato nelle nostre prime riflessioni sui Vangeli. Di Simeone è detto “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele” ma Nicodemo, a differenza dei suoi correligionari, metteva a confronto la sua conoscenza di dottore della Legge con le parole di Gesù e le voleva capire, pur con tutta la titubanza – e la cautela – del caso. Se così non fosse stato, Gesù non avrebbe accettato di parlare con lui, per quanto dal dialogo emerge tutta la distanza fra la sola conoscenza delle Scritture e la sapienza di Dio, che gli propone realtà a lui sconosciute.

Nicodemo era uno dei “capi dei giudei”, quindi un fariseo anziano che si definisce “vecchio” cresciuto nello studio della Torah, depositario non solo della conoscenza relativa agli scritti di Mosè, ma soprattutto di quella tradizione e insegnamenti sulla sua pratica e significato che tanto inorgoglivano i suoi simili. L’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, oltre che i “segni” che Gesù aveva operato, lo avevano posto nella condizione di dubitare di essere nel giusto: posto di fronte a quei miracoli, che nessuno degli appartenenti alla sua corrente aveva mai operato nonostante la purezza che pretendeva di avere – “fariseo” significa “separato” –, non sapeva cosa fare perché “nessuno può compiere i segni che tu compi, se Dio non è con lui”. Nicodemo riteneva Gesù un Maestro di rango più elevato del suo, un “Dottore venuto da Dio” e lo interpella non senza timore per la propria sicurezza visto che sceglie di recarsi da lui di notte.

Apparentemente Nicodemo potrebbe rientrare nella categoria di quanti “credettero in lui”, ma di cui non si fidava; però Gesù lo ritenne degno di un insegnamento particolare, illuminandolo su una convinzione che aveva come fariseo, cioè che l’appartenenza al popolo di Israele comportasse di per sé il far parte di un popolo santo e perciò meritevole delle esclusive attenzioni del Messia. Era un concetto giusto solo in parte: certo Gesù era stato mandato “per le pecore perdute della casa di Israele”, ma ricordando la versione di Marco della cacciata dei mercanti dal Tempio, leggiamo “non permetteva che si trasportassero cose attraverso il Tempio e insegnava loro dicendo «Non sta forse scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?» voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri” (Marco 11.16-17).

Se Gesù, a quel tempo, ricordò una prospettiva futura e parlò in modo tale da non farsi capire, con Nicodemo ha un tono diverso e gli insegna parlandogli di una nuova nascita. Quel fariseo, fedele alla sua tradizione e mentalità abituata alla cavillosità, gli chiede come possa una persona anziana tornare nel grembo di sua madre e rinascere, viene ammaestrato con le parole “Se uno non è nato di acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio”.

Gesù qui parla di una nascita spirituale, quella che fa di chi ha creduto una nuova creatura: Paolo scriverà ai Galati “Non è l’essere circoncisi o meno, ma l’essere nuova creatura” (6.13) oppure a Tito 3.5-7 “Egli ci ha salvati non per le opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna”. Giacomo, fratello di Gesù, scrive “Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in un certo modo le primizie delle sue creature” (1.18).

Senza questa possibilità, questa rivoluzione interiore in cui si cambia la propria appartenenza da un mondo estraneo all’amore e alla volontà di Dio in uno spirituale pur rimanendo nella carne, l’appartenenza ed il conseguente, futuro ingresso nel regno di Dio è impossibile.

Sulla “nascita d’acqua” i Padri della Chiesa, quella di Roma, la Luterana con le sue diramazioni oltre che la maggioranza dell’Anglicana concordano nel riferirla al battesimo cristiano che sancisce la volontà di aderire alla comunità di tutti i credenti. Penso che il battesimo però testimoni una nascita nuova già avvenuta e che qui Gesù parli piuttosto di qualcosa venutasi a creare, o a formare, attraverso una purificazione: è un’acqua che Dio solo può dare, quella di cui Gesù parlerà alla Samaritana che vedremo tra breve quando le disse “Chiunque beva di quest’acqua – quella del pozzo – avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Giovanni 4.14).

È infatti solo Dio che può lavare la persona dai peccati commessi: “Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno: anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Isaia 1.18). Il perdono di Dio implica quindi la cancellazione del peccato. Il perdono di Dio implica quindi l’ammissione alla Sua presenza vista nel far parte del Suo Popolo. Se è Dio a lavare l’uomo, ecco, nasce di spirito, ha accesso a Lui, è rinnovato, diverso, non è più quello di prima, per lui sono pronti percorsi, sentieri e strade nuove. È nato, per usare le parole di Gesù a Nicodemo, “dall’alto”. E il battesimo è l’unico modo che ha una persona per dichiarare la propria appartenenza a Cristo: facendo un parallelo con quello di Giovanni, si può dire che là c’era una persona che si immergeva nell’acqua per poi riemergerne. Questo simboleggiava l’intenzione di rifiutare la propria esistenza di peccato – che molti confessavano pubblicamente – e, usciti fuori, di accettare il Salvatore che sarebbe venuto. Il battesimo cristiano invece, svolto allo stesso modo, ne differisce perché la persona, immergendosi e uscendo dall’acqua, conferma la sua salvezza, la sua nuova nascita, esprime tanto la sua appartenenza alla Chiesa quanto la propria volontà di appartenere a Cristo, come possiamo leggere dalla bellissima esperienza dell’eunuco etiope battezzato da Filippo sulla strada di Gaza in Atti 8.26-40. Il battesimo simboleggia un contratto stipulato tra l’uomo e Dio: il primo conferma di appartenergli e volergli appartenere, il secondo garantisce che non lo abbandonerà mai, accetta di esserne il proprietario: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che mele ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mia mano.” (Giovanni 10.27-30). Ecco perché pare una colossale forzatura amministrare il battesimo a un essere nato da pochi giorni, non avendo il battesimo attinenza alcuna alla circoncisione giudaica alla quale nessuno in Israele poteva sottrarsi, pena la morte. Il battesimo non rigenera nessuno, non fa “nascere di nuovo” nessuno, ma è fondamentale per chi ha creduto ed è nato di nuovo e ha fatto esperienza di questa realtà. La nuova nascita implica il battesimo, non viceversa.

La distinzione che Gesù fa a Nicodemo è eloquente: “Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito”. Si nasce senza che nessuno ci chieda il permesso, si rinasce se lo si desidera, rispondendo a un invito di Dio. Di fronte alle parole di Gesù, Nicodemo rimane perplesso, nessuno gli aveva mai parlato in quel modo, nemmeno i suoi maestri o i suoi colleghi più stimati, erano parole nuove.

A quel punto Gesù inizia a parlare del vento, termine che Nicodemo non poteva non collegare o comprendere. Lo Spirito non può essere costretto, non può essere gestito, non può essere compreso: “Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa nel grembo della donna incinta, così non conosci l’opera di Dio che fa tutto” (Ecclesiaste 11.5). “Opera di Dio” che si è rivelata sulla creazione che l’uomo cerca di investigare con la propria scienza, ma che oggi si rivela con la trasformazione in “nuova creatura” talché “Interrogato dai farisei su quando arriva il regno di Dio, rispose loro e disse «Il regno di Dio viene non in modo che si possa osservare. Né diranno eccolo qui, o eccolo là: ecco, il regno di Dio è dentro di voi” (Luca 17,21

Lo Spirito è pienamente libero, non legato a nulla e da nulla o da qualcuno, non ha nulla a che vedere con l’insegnamento legale che Nicodemo e i suoi simili davano al popolo, escludendo a priori qualsiasi elemento nuovo se non un’interpretazione che fosse in linea con quelle precedenti. Nicodemo era un uomo in crisi profonda perché non capiva come Gesù potesse compiere quei segni, che riconosceva provenienti da Dio, senza essere allineato alla sua categoria. Se ciò non era, Nicodemo si trovava in errore e ciò lo intimoriva. Con la frase “Tu sei dottore in Israele e non sai queste cose?” il Maestro gli ricorda che lo Spirito che aveva parlato attraverso i profeti era lo stesso: parole di rimprovero ed esortazione al ravvedimento consistente prima di tutto da un radicale mutamento nel modo di pensare e poi nell’osservanza della Legge. Perché il profeta non è un uomo puro, ma una persona che Dio sceglie: “il vento soffia dove vuole. “Così è di chiunque è nato da Dio” si riferisce proprio all’elezione a nuova creatura, voluta in parte dall’uomo ma soprattutto da una scelta di Dio che chiama. C’è chi chiama e c’è chi risponde.

Gesù prosegue aprendo una nuova frase per la seconda volta con “In verità, in verità ti dico”, cioè con un “Amen” che certifica appunto un’affermazione come vera, rafforzandola. “Noi – io e il Padre che parla attraverso di me – parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non ricevete la nostra testimonianza”. È una constatazione molto amara e Giovanni, nell’inno che fa da prologo al suo Vangelo dice “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del padre, è lui che lo ha rivelato” (1.18): rivelare significa rendere note cose sconosciute, segrete fino al momento in cui vengono dichiarate, fare emergere qualcosa in modo evidente. La constatazione “Ma voi non accogliete la nostra testimonianza” è poi una condanna. “Accogliere”, tradotto anche con “ricevere” implica una scelta: c’è qualcosa che viene porto spontaneamente, ma che qui viene respinto. Per respingere qualcosa o qualcuno bisogna avere sempre delle ragioni, ma in questo caso sono da ricercarsi in una difesa di ciò che si ha: meglio la presunzione, l’arroccarsi sulle proprie posizioni di fronte all’evidenza, la stessa che portò i giudei a dire di Gesù “Scaccia i demòni per opera del principe dei demòni” (Matteo 9.34).

Tornando all’episodio, Gesù pone davanti al suo uditore una domanda: come farà, lui e i suoi, a recepire le “cose celesti” se non è stato in grado di capire i paragoni tratti da esempi terreni come il discorso del vento ed altri che sicuramente gli avrà fatto? A questo punto Gesù parla a Nicodemo di un episodio che certamente doveva conoscere e avere studiato molte volte, quello del serpente di rame, non senza premettere di avere l’autorità per rivelare le cose di Dio. Si tratta di un episodio narrato in Numeri 21.4-9: 4Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. 5Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». 6Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 7Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. 8Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». 9Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.”

Alcuni ebrei si trovano in difficoltà su questo passo, ponendolo in contrasto con la Torah che proibiva l’idolatria. Ma riflettendo, qui non si tratta di adorazione, ma di “guardare”, che nel linguaggio biblico può significare anche “fare riferimento a”. Il serpente, di rame, materiale che è sempre figura di giudizio sui peccati dell’uomo, stava su un’asta, quindi in alto e poteva essere visto da chiunque. Gli israeliti di allora, informati su cosa fosse quel serpente, facevano riferimento a lui per salvare la propria vita, rivolgevano a lui lo sguardo. Gli effetti del morso di quei serpenti, inviati da Dio per punire un peccato, venivano così annullati guardando quell’immagine che ricordava tanto il giudizio quanto la misericordia del Signore che per questo ne annullava gli effetti. Il serpente terreno cagionava la morte, quello che li raffigurava ne annullava gli effetti.

Allo stesso modo Gesù parla di se stesso: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque creda in lui abbia vita eterna” (v.15). Il serpente di rame su un’asta, il Figlio di Dio su una croce. Il primo non ebbe più ragione di essere quando i serpenti velenosi morirono, il secondo è lì ancora oggi, nel Vangelo o come simbolo nelle chiese. Gli ebrei di allora facevano riferimento al serpente quando venivano morsi e sapevano di morire, gli uomini vissuti dalla risurrezione in poi fanno riferimento al crocifisso nel momento in cui comprendono che la loro vita, così com’è, può portare solo alla morte. E la salvano.

Ancora una volta abbiamo un aggiornamento tra antico e nuovo patto, tra cose che un tempo erano velate e che oggi non lo sono più.

Nicodemo è un uomo che cerca, ha un percorso tutto suo preciso e lungo. Non è una persona dalle reazioni immediate e spontanee, è prigioniero di una storia e un modo di pensare razionalissimo e complicato che lo penalizza nella comprensione. È un uomo di dubbi, ha bisogno di tempo per aggiornare le sue conoscenze, partendo da quelle religiose nelle quali è cresciuto, con quelle dottrinali dello Spirito. È un uomo autorevole che tuttavia non si arrocca sulle sue posizioni come tanti dei suoi simili, ma viene messo da parte con uno scopo: comparirà in questo Vangelopiù avanti, quando parlerà a una riunione dei capi farisei e sacerdoti che volevano arrestareGesù (7.45-51) e una terza con Giuseppe d’Arimatea, che depositerà il suo corpo nella tomba (19.39-42). Teme di esporsi perché, dichiarandosi apertamente a favore di Gesù, non solo perderebbe il suo stato, ma verrebbe dichiarato estraneo alla congregazione di Israele ed esiliato. Non sappiamo cosa farà dopo perché non viene più nominato. A lui è attribuito un vangelo apocrifo.

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Nuova nascita in Cristo Gesu

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https://www.gotquestions.org/Italiano/Cristiani-Nati-Nuovo.html

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