giovedì 20 giugno 2024

La nuova nascita

LA NUOVA NASCITA
( Giovanni 3:1/14)


 Gesù e Nicodemo: la nuova nascita
Nuova Riveduta
Giovanni 3:1/14
(Mt 18:3; Ga 6:15; 2Co 5:17)(Gv 1:12-13; 1P 1:3, 23) Ez 36:25-27
Gv 3:1  C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. 2  Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi segni miracolosi che tu fai, se Dio non è con lui». 3  Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». 4  Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 5  Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6  Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. 7  Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". 8  Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9  Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avvenire queste cose?» 10  Gesù gli rispose: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? 11  In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. 12  Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? 13  Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo.

Giovanni 3:1/14
Deodati 1649
1. Or v’era un uomo, d’infra i Farisei, il cui nome era Nicodemo, rettor de’ Giudei.
2. Costui venne a Gesù di notte, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; poichè niuno può fare i segni che tu fai, se Iddio non è con lui.
3. Gesù rispose, e gli disse: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
4. Nicodemo gli disse: Come può un uomo, essendo vecchio, nascere? può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre, e nascere?
5. Gesù rispose: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito.
7. Non maravigliarti ch’io ti ho detto che vi convien nascer di nuovo.
8. Il vento soffia ove egli vuole, e tu odi il suo suono, ma non sai onde egli viene, nè ove egli va; così è chiunque è nato dello Spirito.
9. Nicodemo rispose, e gli disse: Come possono farsi queste cose?
10. Gesù rispose, e gli disse: Tu sei il dottore d’Israele, e non sai queste cose?
11. In verità, in verità, io ti dico, che noi parliamo ciò che sappiamo, e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza.
12. Se io vi ho dette le cose terrene, e non credete, come crederete, se io vi dico le cose celesti?
13. Or niuno è salito in cielo, se non colui ch’è disceso dal cielo, cioè il Figliuol dell’uomo, ch’è nel cielo.
14. E come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuol dell’uomo sia innalzato;
(Giovanni, 3)


CEI 2008 - Nuovo Testamento - Vangeli - Giovanni - 3:1-14
1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".
4Gli disse Nicodèmo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".
9Gli replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 

Giovanni 3:1/14
Riveduta 1927
1. Or v’era tra i Farisei un uomo, chiamato Nicodemo, un de’ capi de’ Giudei.
2. Egli venne di notte a Gesù, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui.
3. Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
4. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand’è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?
5. Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6. Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito.
7. Non ti maravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo.
8. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né d’onde viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.
9. Nicodemo replicò e gli disse: Come possono avvenir queste cose?
10. Gesù gli rispose: Tu se’ il dottor d’Israele e non sai queste cose?
11. In verità, in verità io ti dico che noi parliamo di quel che sappiamo, e testimoniamo di quel che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza.
12. Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?
13. E nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo che è nel cielo.
14. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato,
(Giovanni, 3)

Interconfessionale - Nuovo Testamento - Vangeli - Giovanni - 3
Vangelo di Giovanni 3
Gesù e Nicodèmo
1Nel gruppo dei *farisei c’era un tale che si chiamava Nicodèmo. Era uno dei capi ebrei. 2Egli venne a cercare Gesù, di notte, e gli disse:
— Rabbì, sappiamo che sei un *maestro mandato da Dio, perché nessuno può fare i miracoli che fai tu, se Dio non è con lui.
3Gesù gli rispose:
— Credimi, nessuno può vedere il *regno di Dio se non nasce nuovamente.
4Nicodèmo gli disse:
— Com’è possibile che un uomo nasca di nuovo quando è vecchio? Non può certo entrare una seconda volta nel ventre di sua madre e nascere!
5Gesù rispose:
— Io ti assicuro che nessuno può entrare nel regno di Dio se non nasce da acqua e Spirito. 6Dalla carne nasce carne, dallo Spirito nasce Spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere in modo nuovo. 8Il vento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non può dire da dove viene né dove va. Lo stesso accade con chiunque è nato dallo Spirito.
9Nicodèmo disse:
— Com’è possibile?
10Gesù riprese:
— Tu sei maestro in Israele e non capisci queste cose? 11Ebbene, ascolta quello che ti dico:
«Noi parliamo di quello che sappiamo e siamo testimoni di quello che abbiamo visto. Ma voi non accettate la nostra testimonianza! 12Se non crederete quando parlo di queste cose terrene, come mi crederete se vi parlo di cose del cielo? 13Nessuno è mai stato in cielo: soltanto il *Figlio dell’uomo. Egli infatti è venuto dal cielo.
14«Nel deserto Mosè alzò su un palo il serpente di bronzo. Così dovrà essere innalzato anche il *Figlio dell’uomo,
EVANGELO BIBBIA
SENZA BARRIERE
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Giovanni 3:1/14
La Nuova Diodati
3 :1/Or c'era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei.
2 Questi venne a Gesú di notte e gli disse: «Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
3 Gesú gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio».
4 Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?».
5 Gesú rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6 Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito.
7 Non meravigliarti se ti ho detto: "Dovete nascere di nuovo".
8 Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, cosí è per chiunque è nato dallo Spirito».
9 Nicodemo, rispondendo, gli disse: «Come possono accadere queste cose?».
10 Gesú rispose e gli disse: «Tu sei il dottore d'Israele e non sai queste cose?
11 In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza.
12 Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti?
13 Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell'uomo che è nel cielo.
14 E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, cosí bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato,
La Nuova Diodati (LND)
Copyright © 1991 by La Buona Novella s.c.r.


Giovanni 3:1-15
La Bibbia della Gioia
Una visita in segreto
3 Una sera, calato il buio, un Fariseo, capo religioso dei Giudei, di nome Nicodemo, andò a trovare Gesù e gli disse: 2 «Maestro, noi tutti sappiamo che Dio ti ha mandato per farci da maestro, e i tuoi miracoli ne sono una prova». 3 Gesù rispose: «In tutta sincerità, ti dico questo: se tu non nasci di nuovo, non puoi vedere il regno di Dio».
4 «Nascere di nuovo!» esclamò Nicodemo. «Che significa? Come può un uomo, quando è vecchio, rientrare nel grembo di sua madre e rinascere?»
5 Gesù replicò: «Voglio dire questo: se una persona non è nata dallʼacqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio. 6 Gli uomini possono soltanto riprodurre la vita umana, ma lo Spirito Santo dà la nuova vita del cielo. 7 Perciò non essere sorpreso, quando ti dico che devi nascere di nuovo! 8 Proprio come puoi udire il sibilare del vento, senza sapere dove va o da dove viene, così accade a chi è rinato dallo Spirito.»
9 «Che intendi dire?» chiese Nicodemo.
10-11 Gesù rispose: «Tu sei un maestro tenuto in gran considerazione in Israele e non capisci queste cose? Io dico ciò che so e che ho visto, eppure non volete credermi. 12 Se non mi credete neppure quando vi parlo di queste cose che accadono qui, fra gli uomini, come potrete credermi se vi dicessi ciò che accade in cielo? 13 Perché fino ad ora soltanto io, il Messia, sono venuto qui sulla terra e ritornerò in cielo. 14 E come Mosè nel deserto innalzò sopra un palo un serpente di bronzo, allo stesso modo io dovrò essere appeso ad un legno, 15 affinché chiunque crede in me abbia vita eterna.


Giovanni 3:1/14 Commentari

https://www.bibliaplus.org/it/commentaries/20/commento-di-matthew-henry-su-tutta-la-bibbia/giovanni/3/1-21

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Titolo Brano Autore Data
Voto
Piccolo commentario del Vangelo secondo Giovanni
Giovanni
bibbiaweb
6/5/2005
s.v.
Il rimedio alla cecità spirituale
Giovanni 3:1-8
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Nati da alto
Giovanni 3:1-10
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
Come essere salvato
Giovanni 3:1-11
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Una rinascita a Natale
Giovanni 3:1-21
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Guida ad una riflessione sul Vangelo di Giovanni Capitolo 3
Giovanni 3
Marco deFelice
12/5/2002
s.v.
Iddio ha tanto amato...
Giovanni 3:11-21
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
L’amore più grande
Giovanni 3:12-16
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Il serpente di rame
Giovanni 3:14-16
bibbiaweb
27/3/2022
s.v.
amore
Giovanni 3:16
giorgi
23/1/2010
s.v.
L'amore di Dio
Giovanni 3:16
Marco deFelice
2/2/2012
s.v.
Dio ama ancora oggi il mondo?
Giovanni 3:16
bibbiaweb
27/3/2022
s.v.
...per mettere il mondo di fronte a un giudizio
Giovanni 3:17
Paolo Castellina
20/2/2002
s.v.
Chi crede non è condannato
Giovanni 3:17-21
Marco deFelice
3/7/2023
s.v.
Odiare il male
Giovanni 3:19-20
Marco deFelice
4/1/2008
s.v.
Una verità da tenere presente
Giovanni 3:22-36
eVangelo.org
19/3/2003
s.v.
Non cercare gloria per noi stessi
Giovanni 3:22-36
Marco deFelice
24/2/2023




s.v.
Vedi anche il commentario su Giovanni 3.

https://www.laparola.net/studi/studi.php
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– NICODEMO (Giovanni 3.1-21)
Nicodemo (Giovanni 3.1-21)
“1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». 9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»”.




Prima di affrontare l’episodio è necessaria una premessa su una questione narrativa. Dalla nascita della Sacra Scrittura ai giorni nostri due sono i personaggi importanti, a parte i traduttori, che intervennero su di essa per agevolarne lo studio: Stephen Langton e Robert Estienne. Langton (1150 – 1228), arcivescovo cattolico di Canterbury, suddivise la Bibbia in capitoli. Estienne invece, (1503 – 1559), editore e grammatico francese, protestante, ripartì i capitoli in versetti. Prima di loro tutto era un corpus unico e, a meno di non avere una conoscenza pressoché perfetta del testo di un libro, o rotolo, la ricerca di passi e citazioni era molto ardua.

Immaginando ora di avere tra le mani il libro di Giovanni senza capitoli e versetti, il raccordo tra il “conosceva quello che c’era nell’uomo” di 2.24 e “Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo” è particolare perché il testo originale greco antepone un “Ma”, che alcuni traducono con “Ora”. Si tratta di un particolare da non trascurare perché quel “Ma vi era…” si contrappone fortemente alla massa delle persone a Gesù favorevoli e no. Quel “Ma” rende Nicodemo lontano “parente” di Simeone, quel personaggio particolare che prese in braccio Gesù da bambino che abbiamo incontrato nelle nostre prime riflessioni sui Vangeli. Di Simeone è detto “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele” ma Nicodemo, a differenza dei suoi correligionari, metteva a confronto la sua conoscenza di dottore della Legge con le parole di Gesù e le voleva capire, pur con tutta la titubanza – e la cautela – del caso. Se così non fosse stato, Gesù non avrebbe accettato di parlare con lui, per quanto dal dialogo emerge tutta la distanza fra la sola conoscenza delle Scritture e la sapienza di Dio, che gli propone realtà a lui sconosciute.

Nicodemo era uno dei “capi dei giudei”, quindi un fariseo anziano che si definisce “vecchio” cresciuto nello studio della Torah, depositario non solo della conoscenza relativa agli scritti di Mosè, ma soprattutto di quella tradizione e insegnamenti sulla sua pratica e significato che tanto inorgoglivano i suoi simili. L’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, oltre che i “segni” che Gesù aveva operato, lo avevano posto nella condizione di dubitare di essere nel giusto: posto di fronte a quei miracoli, che nessuno degli appartenenti alla sua corrente aveva mai operato nonostante la purezza che pretendeva di avere – “fariseo” significa “separato” –, non sapeva cosa fare perché “nessuno può compiere i segni che tu compi, se Dio non è con lui”. Nicodemo riteneva Gesù un Maestro di rango più elevato del suo, un “Dottore venuto da Dio” e lo interpella non senza timore per la propria sicurezza visto che sceglie di recarsi da lui di notte.

Apparentemente Nicodemo potrebbe rientrare nella categoria di quanti “credettero in lui”, ma di cui non si fidava; però Gesù lo ritenne degno di un insegnamento particolare, illuminandolo su una convinzione che aveva come fariseo, cioè che l’appartenenza al popolo di Israele comportasse di per sé il far parte di un popolo santo e perciò meritevole delle esclusive attenzioni del Messia. Era un concetto giusto solo in parte: certo Gesù era stato mandato “per le pecore perdute della casa di Israele”, ma ricordando la versione di Marco della cacciata dei mercanti dal Tempio, leggiamo “non permetteva che si trasportassero cose attraverso il Tempio e insegnava loro dicendo «Non sta forse scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?» voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri” (Marco 11.16-17).

Se Gesù, a quel tempo, ricordò una prospettiva futura e parlò in modo tale da non farsi capire, con Nicodemo ha un tono diverso e gli insegna parlandogli di una nuova nascita. Quel fariseo, fedele alla sua tradizione e mentalità abituata alla cavillosità, gli chiede come possa una persona anziana tornare nel grembo di sua madre e rinascere, viene ammaestrato con le parole “Se uno non è nato di acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio”.

Gesù qui parla di una nascita spirituale, quella che fa di chi ha creduto una nuova creatura: Paolo scriverà ai Galati “Non è l’essere circoncisi o meno, ma l’essere nuova creatura” (6.13) oppure a Tito 3.5-7 “Egli ci ha salvati non per le opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna”. Giacomo, fratello di Gesù, scrive “Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in un certo modo le primizie delle sue creature” (1.18).

Senza questa possibilità, questa rivoluzione interiore in cui si cambia la propria appartenenza da un mondo estraneo all’amore e alla volontà di Dio in uno spirituale pur rimanendo nella carne, l’appartenenza ed il conseguente, futuro ingresso nel regno di Dio è impossibile.

Sulla “nascita d’acqua” i Padri della Chiesa, quella di Roma, la Luterana con le sue diramazioni oltre che la maggioranza dell’Anglicana concordano nel riferirla al battesimo cristiano che sancisce la volontà di aderire alla comunità di tutti i credenti. Penso che il battesimo però testimoni una nascita nuova già avvenuta e che qui Gesù parli piuttosto di qualcosa venutasi a creare, o a formare, attraverso una purificazione: è un’acqua che Dio solo può dare, quella di cui Gesù parlerà alla Samaritana che vedremo tra breve quando le disse “Chiunque beva di quest’acqua – quella del pozzo – avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Giovanni 4.14).

È infatti solo Dio che può lavare la persona dai peccati commessi: “Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno: anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Isaia 1.18). Il perdono di Dio implica quindi la cancellazione del peccato. Il perdono di Dio implica quindi l’ammissione alla Sua presenza vista nel far parte del Suo Popolo. Se è Dio a lavare l’uomo, ecco, nasce di spirito, ha accesso a Lui, è rinnovato, diverso, non è più quello di prima, per lui sono pronti percorsi, sentieri e strade nuove. È nato, per usare le parole di Gesù a Nicodemo, “dall’alto”. E il battesimo è l’unico modo che ha una persona per dichiarare la propria appartenenza a Cristo: facendo un parallelo con quello di Giovanni, si può dire che là c’era una persona che si immergeva nell’acqua per poi riemergerne. Questo simboleggiava l’intenzione di rifiutare la propria esistenza di peccato – che molti confessavano pubblicamente – e, usciti fuori, di accettare il Salvatore che sarebbe venuto. Il battesimo cristiano invece, svolto allo stesso modo, ne differisce perché la persona, immergendosi e uscendo dall’acqua, conferma la sua salvezza, la sua nuova nascita, esprime tanto la sua appartenenza alla Chiesa quanto la propria volontà di appartenere a Cristo, come possiamo leggere dalla bellissima esperienza dell’eunuco etiope battezzato da Filippo sulla strada di Gaza in Atti 8.26-40. Il battesimo simboleggia un contratto stipulato tra l’uomo e Dio: il primo conferma di appartenergli e volergli appartenere, il secondo garantisce che non lo abbandonerà mai, accetta di esserne il proprietario: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che mele ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mia mano.” (Giovanni 10.27-30). Ecco perché pare una colossale forzatura amministrare il battesimo a un essere nato da pochi giorni, non avendo il battesimo attinenza alcuna alla circoncisione giudaica alla quale nessuno in Israele poteva sottrarsi, pena la morte. Il battesimo non rigenera nessuno, non fa “nascere di nuovo” nessuno, ma è fondamentale per chi ha creduto ed è nato di nuovo e ha fatto esperienza di questa realtà. La nuova nascita implica il battesimo, non viceversa.

La distinzione che Gesù fa a Nicodemo è eloquente: “Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito”. Si nasce senza che nessuno ci chieda il permesso, si rinasce se lo si desidera, rispondendo a un invito di Dio. Di fronte alle parole di Gesù, Nicodemo rimane perplesso, nessuno gli aveva mai parlato in quel modo, nemmeno i suoi maestri o i suoi colleghi più stimati, erano parole nuove.

A quel punto Gesù inizia a parlare del vento, termine che Nicodemo non poteva non collegare o comprendere. Lo Spirito non può essere costretto, non può essere gestito, non può essere compreso: “Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa nel grembo della donna incinta, così non conosci l’opera di Dio che fa tutto” (Ecclesiaste 11.5). “Opera di Dio” che si è rivelata sulla creazione che l’uomo cerca di investigare con la propria scienza, ma che oggi si rivela con la trasformazione in “nuova creatura” talché “Interrogato dai farisei su quando arriva il regno di Dio, rispose loro e disse «Il regno di Dio viene non in modo che si possa osservare. Né diranno eccolo qui, o eccolo là: ecco, il regno di Dio è dentro di voi” (Luca 17,21

Lo Spirito è pienamente libero, non legato a nulla e da nulla o da qualcuno, non ha nulla a che vedere con l’insegnamento legale che Nicodemo e i suoi simili davano al popolo, escludendo a priori qualsiasi elemento nuovo se non un’interpretazione che fosse in linea con quelle precedenti. Nicodemo era un uomo in crisi profonda perché non capiva come Gesù potesse compiere quei segni, che riconosceva provenienti da Dio, senza essere allineato alla sua categoria. Se ciò non era, Nicodemo si trovava in errore e ciò lo intimoriva. Con la frase “Tu sei dottore in Israele e non sai queste cose?” il Maestro gli ricorda che lo Spirito che aveva parlato attraverso i profeti era lo stesso: parole di rimprovero ed esortazione al ravvedimento consistente prima di tutto da un radicale mutamento nel modo di pensare e poi nell’osservanza della Legge. Perché il profeta non è un uomo puro, ma una persona che Dio sceglie: “il vento soffia dove vuole. “Così è di chiunque è nato da Dio” si riferisce proprio all’elezione a nuova creatura, voluta in parte dall’uomo ma soprattutto da una scelta di Dio che chiama. C’è chi chiama e c’è chi risponde.

Gesù prosegue aprendo una nuova frase per la seconda volta con “In verità, in verità ti dico”, cioè con un “Amen” che certifica appunto un’affermazione come vera, rafforzandola. “Noi – io e il Padre che parla attraverso di me – parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non ricevete la nostra testimonianza”. È una constatazione molto amara e Giovanni, nell’inno che fa da prologo al suo Vangelo dice “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del padre, è lui che lo ha rivelato” (1.18): rivelare significa rendere note cose sconosciute, segrete fino al momento in cui vengono dichiarate, fare emergere qualcosa in modo evidente. La constatazione “Ma voi non accogliete la nostra testimonianza” è poi una condanna. “Accogliere”, tradotto anche con “ricevere” implica una scelta: c’è qualcosa che viene porto spontaneamente, ma che qui viene respinto. Per respingere qualcosa o qualcuno bisogna avere sempre delle ragioni, ma in questo caso sono da ricercarsi in una difesa di ciò che si ha: meglio la presunzione, l’arroccarsi sulle proprie posizioni di fronte all’evidenza, la stessa che portò i giudei a dire di Gesù “Scaccia i demòni per opera del principe dei demòni” (Matteo 9.34).

Tornando all’episodio, Gesù pone davanti al suo uditore una domanda: come farà, lui e i suoi, a recepire le “cose celesti” se non è stato in grado di capire i paragoni tratti da esempi terreni come il discorso del vento ed altri che sicuramente gli avrà fatto? A questo punto Gesù parla a Nicodemo di un episodio che certamente doveva conoscere e avere studiato molte volte, quello del serpente di rame, non senza premettere di avere l’autorità per rivelare le cose di Dio. Si tratta di un episodio narrato in Numeri 21.4-9: 4Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. 5Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». 6Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 7Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. 8Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». 9Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.”

Alcuni ebrei si trovano in difficoltà su questo passo, ponendolo in contrasto con la Torah che proibiva l’idolatria. Ma riflettendo, qui non si tratta di adorazione, ma di “guardare”, che nel linguaggio biblico può significare anche “fare riferimento a”. Il serpente, di rame, materiale che è sempre figura di giudizio sui peccati dell’uomo, stava su un’asta, quindi in alto e poteva essere visto da chiunque. Gli israeliti di allora, informati su cosa fosse quel serpente, facevano riferimento a lui per salvare la propria vita, rivolgevano a lui lo sguardo. Gli effetti del morso di quei serpenti, inviati da Dio per punire un peccato, venivano così annullati guardando quell’immagine che ricordava tanto il giudizio quanto la misericordia del Signore che per questo ne annullava gli effetti. Il serpente terreno cagionava la morte, quello che li raffigurava ne annullava gli effetti.

Allo stesso modo Gesù parla di se stesso: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque creda in lui abbia vita eterna” (v.15). Il serpente di rame su un’asta, il Figlio di Dio su una croce. Il primo non ebbe più ragione di essere quando i serpenti velenosi morirono, il secondo è lì ancora oggi, nel Vangelo o come simbolo nelle chiese. Gli ebrei di allora facevano riferimento al serpente quando venivano morsi e sapevano di morire, gli uomini vissuti dalla risurrezione in poi fanno riferimento al crocifisso nel momento in cui comprendono che la loro vita, così com’è, può portare solo alla morte. E la salvano.

Ancora una volta abbiamo un aggiornamento tra antico e nuovo patto, tra cose che un tempo erano velate e che oggi non lo sono più.

Nicodemo è un uomo che cerca, ha un percorso tutto suo preciso e lungo. Non è una persona dalle reazioni immediate e spontanee, è prigioniero di una storia e un modo di pensare razionalissimo e complicato che lo penalizza nella comprensione. È un uomo di dubbi, ha bisogno di tempo per aggiornare le sue conoscenze, partendo da quelle religiose nelle quali è cresciuto, con quelle dottrinali dello Spirito. È un uomo autorevole che tuttavia non si arrocca sulle sue posizioni come tanti dei suoi simili, ma viene messo da parte con uno scopo: comparirà in questo Vangelopiù avanti, quando parlerà a una riunione dei capi farisei e sacerdoti che volevano arrestareGesù (7.45-51) e una terza con Giuseppe d’Arimatea, che depositerà il suo corpo nella tomba (19.39-42). Teme di esporsi perché, dichiarandosi apertamente a favore di Gesù, non solo perderebbe il suo stato, ma verrebbe dichiarato estraneo alla congregazione di Israele ed esiliato. Non sappiamo cosa farà dopo perché non viene più nominato. A lui è attribuito un vangelo apocrifo.

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